SEO onsite: gli 8 errori più comuni (e fastidiosi)

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Marco Ponteprino

Marco Ponteprino

Articolista, Copywriter, Newser, SEO ma sopprattutto appassionato di Web & Web Marketing.
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La SEO onsite raggruppa tutte quelle pratiche interne al sito, per favorire il posizionamento dei vari articoli sui motori di ricerca. Se sei agli inizi però, probabilmente stai commettendo dei gravi errori: andiamo insieme a vedere quali potrebbero essere.

Con questo termine dunque, si prevede una gamma di operazioni comuni, come la gestione di keyword e LSI, ma anche l’ottimizzazione di immagini e la gestione delle tassonomie. Non manca poi il lato strutturale, con i link interni e la conseguente gerarchia che va a formarsi.

Le regole base sono poche e semplici. A volte basta un pizzico di buon senso e la capacità di immedesimarsi nell’utente tipo per poter svolgere un lavoro più che accettabile su un semplice blog personale.

Eppure, anche da parte di chi teoricamente gestisce abitualmente portali con migliaia e migliaia di visite al giorno, spesso si vedono degli errori mastodontici. Tutto ciò limita il potenziale di siti che potrebbero rendere molto di più!

Ma quali sono gli errori più diffusi per quanto riguarda siti, struttura e testi interni? Andiamo a dare uno sguardo a quanto di peggio si possa trovare in rete.

SEO onsite: errori ed orrori tutt’altro che rari

Sia chiaro: ognuno ha le proprie strategie e le applica come meglio crede. Chi si affaccia a questo settore da poco, fisiologicamente commette errori (o comunque imprecisioni dovute all’inesperienza).

É però importante capire e porre rimedio agli stessi prima di aver accumulato una enorme quantità di contenuti e dover poi faticare per risistemare il tutto.

Ovviamente non voglio criticare nessuno, ma solo cercare di catturare l’attenzione per aiutarti nel caso tu stia realizzando un sito senza l’ausilio di un SEO freelance o di una Web Agency.

HTTPSQuestione HTTPS: quel senso di sicurezza

HHTPS, ovvero HyperText Transfer Protocol over Secure Socket Layer, è ormai un protocollo di sicurezza comune non solo su e-Commerce o siti che prevedono transazioni.

Si tratta di uno standard diffuso ovunque e, i navigatori più esperti, buttano sempre e comunque l’occhio per vedere se il sito che stanno visitando ne è dotato o è legato al più vecchio (e meno sicuro) HTTP.

C’è poco da fare: un sito con quest’ultima soluzione ispira immediatamente un’idea di trascurato e/o di superato.

L’ossessione per la keyword density nel 2021

Ebbene sì, ho avuto a che fare con persone ancora convinte che rimanere ancorati all’1% di keyword density sia obbligatorio.

In realtà il concetto stesso di keyword secca è superato: al giorno d’oggi è più corretto parlare di query.

Pensare che tale percentuale sia essenziale per ottenere un posizionamento nel 2021 è assurdo… eppure posso assicurare l’esistenza di “professionisti” del settore che pretendono rigorosamente di rispettare il rapporto di 1 keyword ogni 100 parole scritte.

Al giorno d’oggi, il concetto stesso di posizionamento prevede l’entrata in gioco di query più complesse e di altri fattori oltre alla pura e semplice keyword.

Tassonomie gestite a casaccio

La maggior parte di siti, soprattutto quelli di natura editoriale, finiscono inesorabilmente per gestire tag e categorie in malo modo.

Se è vero che gestire molti articolisti e con un ritmo di pubblicazione elevato può indurre a distrazioni e facilmente a imperfezioni, utilizzare le tassonomie a casaccio è deleterio.

Questo perché, in qualche modo, si perde l’occasione di impiegare le stesse per creare la struttura. Anche nel caso si intenda non indicizzare categorie e/o tag, mantenere un certo ordine è essenziale per la pulizia del sito.

Per esempio, potresti impedire ai tuoi articolisti di aggiungere tag ma consentirgli di inserire solo quelle che hai precedentemente preparato tu stesso. La programmazione, ovviamente, in questo senso è molto importante.

Indicizzare tassonomie, paginazione e pagine inutili

Lo so, in molti casi non si tratta di veri e propri errori di SEO onsite… però quanto è fastidioso vedere la paginazione indicizzata!

Per quanto riguarda categorie e tag, molto dipende dalla struttura del sito. Nella maggior parte dei casi comunque, queste non andrebbero indicizzate. Stesso discorso per la pagina Contattaci di un’azienda o simili: a meno che non siano ottimizzate per particolari parole chiave, meglio evitare l’indicizzazione.

Tag cloud e altre soluzioni molto “anni ‘90”

Lo so che a volte riempire homepage o sidebar di un sito Web non è così semplice. Ricorrere alla tag cloud solitamente, non è la scelta più azzeccata.

A livello di struttura infatti, a parte casi specifici, utilizzare questa soluzione vuol dire rendere tutto più difficile a Google, complicando le sue scansioni.

Mantenere la struttura del sito pulita (tanto più a livello di homepage) può essere utile per non disperdere crawl budget.

Altre soluzioni, come lo scambio di link reciproci con siti “amici” a formare link network, non sono più tollerati dai motori di ricerca come 20 anni fa. Gli algoritmi di google si fanno sempre più raffinati: non pensare di imbrogliarli, o perlomeno non così facilmente!

Muri di testo: come disincentivare la lettura

Qui si entra nell’ambito dell’user experience, un settore che ha un suo peso nell’ambito SEO.

Hai mai notato come sulla maggior parte di siti, non trovi più di 3 o 4 righe di testo ininterrotto? Bene, questo è un metodo per evitare di costruire dei veri e propri muri di testo.

Questa soluzione, insieme ai grassetti e all’inserimento di immagini o altri contenuti embed, tende a rendere l’articolo più apprezzato dagli utenti ed evita che i visitatori meno portati per la lettura facciano marcia indietro e lascino il tuo sito.

Totale assenza di link interni

Se è vero che fare link interni a casaccio non è una soluzione ottimale, anche evitarli del tutto può essere sbagliato.

I link interni servono sotto diversi aspetti. Per gli utenti, è l’opportunità di approfondire alcuni argomenti vicini a quelli che stai trattando e per cui hai preparato un contenuto a parte e più specifico, un po’ come avviene su Wikipedia (con le dovute proporzioni).

Per Google & gli altri motori di ricerca, è un modo per leggere la struttura del tuo sito. Per te che sei l’amministratore del sito infine, è un ottimo modo per ridurre frequenza di rimbalzo e aumentare il tempo di permanenza dei visitatori.

I link dofollow esterni non sono velenosi!

Altro problema molto comune. Per paura di perdere in qualche modo i visitatori o di influire negativamente sul posizionamento, vi sono diversi amministratori di sito che evitano di inserire link esterni dofollow.

La realtà è ben diversa. A meno di non fare scelte deleterie per quanto riguarda anchor e articoli/siti su cui è direzionato un link, benvenga anche un bel dofollow.

Evita siti di competitor e magari non utilizzare anchor exact con keyword importanti per la tua attività. Per il resto, avvalersi di tanto in tanto link dofollow sui tuoi articoli può renderli più “naturali” agli occhi dei motori di ricerca.

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